Cataratta

La cataratta è un processo di progressiva perdita di trasparenza del cristallino con conseguente riduzione visiva. Può interessare uno o entrambi gli occhi. Colpisce il 95% dei pazienti oltre i 75 anni. Nel 5% dei casi interessa pazienti più giovani a seguito di traumi, farmaci o altre patologie.

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Spesso si sviluppa lentamente e si verifica soprattutto con l’aumentare dell’età. I sintomi principali sono: possono includere colori alterati, visione offuscata, aloni intorno alle luci, problemi con luci e difficoltà visive soprattutto notturne. La cataratta è la causa di metà dei casi di cecità, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, e del 33% delle disabilità visive in tutto il mondo.

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La cataratta è causata più comunemente dall’invecchiamento, ma può verificarsi anche a causa di un trauma, fenomeni infiammatori, esposizione eccessiva a radiazione infrarossa o ultravioletta, può essere iatrogena in conseguenza ad una operazione chirurgica all’occhio per altri problemi o congenita. I fattori di rischio principali sono: il diabete, il fumo di tabacco, l’esposizione prolungata a luce solare e l’alcolismo. Pertanto la prevenzione comprende l’uso di occhiali da sole e non fumare. All’inizio, si riesce a compensare al calo visivo con correzione a tempiale ma quando il calo visivo peggiora e non è più correggibile con occhiali si ricorre all’intervento chirurgico di rimozione del cristallino opaco e la sua sostituzione con una lente artificiale.

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Oltre alle comuni forme di cataratta senile, dopo i 65 anni, esiste anche la cataratta giovanile che compare in età più precoce, ma di solito è legata a un problema di metabolismo come il diabete mellito, o a molte malattie di altre strutture dell’occhio come l’uveite o il glaucoma. Esiste inoltre la cataratta congenita o infantile presente alla nascita o che si sviluppa nei primissimi anni di vita come conseguenza di malattie metaboliche come la galattosemia o reumatiche come l’artrite reumatoide giovanile.

Trattamento
L’intervento praticato oggi, definito facoemulsificazione, si svolge nella maggior parte dei casi in anestesia topica, instillando gocce di collirio anestetico qualche minuto prima dell’intervento.Talvolta tuttavia è necessaria l’anestesia locale, ottenuta tramite una iniezione di anestetico dietro il bulbo oculare, oppure l’anestesia generale (pazienti non collaboranti).
Nella fase preoperatoria i pazienti vengono sottoposti a vari esami diagnostici per escludere altre patologie oculari (della retina, del nervo ottico o della cornea) e per la scelta della lente intraoculare da impiantare.
L’intervento chirurgico prevede l’ingresso nel bulbo oculare, attraverso millimetrici taglietti sulla cornea, e l’asportazione del cristallino, dopo aver praticato un’apertura circolare nella capsula anteriore del cristallino, il nucleo del cristallino viene frantumato dal chirurgo mediante una sonda ad ultrasuoni (“facoemulsificatore”) e si procede all’ impianto del cristallino artificiale (IOL, intra ocular lens).

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Nel post operatorio la visione ottenuta sarà tuttavia monofocale, pertanto il paziente dovrà comunque usare occhiali per correggere la visione da lontano o da vicino, a seconda del target refrattivo scelto nella fase preoperatria. Da alcuni anni sono state introdotte in commercio lenti intraoculari capaci di correggere la visione sia da lontano sia da vicino, lenti multifocali, consigliate solo a seguito di valutazioni accurate delle strutture oculari. Inoltre esistono IOL che correggono anche l’astigmatsmo (IOL toriche) e lenti toriche e multifocali insieme.
In seguito all’intervento sono necessarie terapie mediche e controlli specialistici secondo le prescrizioni indicate dall’oculista curante.
Un’ evenienza possibile nel periodo postoperatrio è l’opacizzazione della capsula posteriore del cristallino operato, detto cataratta secondaria, che può generalmente essere eliminato effettuando una capsulotomia laser applicando lo YAG laser.
Complicanze rare ma più gravi possono essere dovute allo spostamento in avanti del vitreo con conseguente trazione della retina che può dare origine a rotture o distacchi di retina, tanto più frequenti quanto più il soggetto è miope.
Più gravi, anche se più rare, sono le complicanze infettive (endoftalmiti), che rappresentano generalmente un’indicazione al reintervento immediato e terapie farmacologiche più importanti.